Il fine è avere un buon suono!
Quando pensi all'acquisto del microfono per il tuo home studio la prima cosa che ti viene da pensare è: migliore il microfono, migliore il suono!
Sembra logico ma non è né logico né del tutto vero. Forse, dovresti pensare al suono della tua catena microfonica, non tanto al microfono in se stesso.
La catena microfonica inizia dall'ambiente in cui fai suonare la tua voce, sarà quello a definire cosa il microfono sentirà. In seguito potrai pensare al resto della catena, il microfono, il preamplificatore, la scheda audio e gli effetti DAW aggiunti in seguito.
Un Neumann costa minimo 600 euro, nuovo: TLM102.
Un MXL costa 90 euro. Se vogliamo essere raffinati la differenza la troviamo tra i due microfoni ma se li facciamo suonare in una cabina doccia riverberosa, qual'è il senso della spesa? Quindi parte del denaro che intendi investire nel tuo microfono, spendilo per comprare pannelli piramidali fono assorbenti, li fanno anche colorati!
In seguito potresti pensare a un preamplificatore e un gate/compressor/limiter: creerai il terreno per un metodo di lavoro più produttivo.
Giusto per essere chiaro: per ottenere un buon suono per il tuo home studio da speaker, non devi comprare necessariamente il miglior microfono e neppure il miglior preamplificatore (migliore poi secondo chi?!?)!
Puoi pensare a un buon microfono dal costo contenuto, ad un preamplificatore di media portata e ad un gate/compressor/limiter, per fare un salto di qualità che il solo microfono collegato alla scheda audio non potrebbe farti ottenere.
un buon suono
Il fine come ti ho suggerito è ottenere un buon suono ma questa frase lascia il tempo che trova: cos'è un buon suono?
Ogni strumento che venga ripreso da un microfono richiede un microfono che rispetti la gamma di frequenze su cui lavora quello strumento. Perché ci sono parti del suono dello strumento che in un mix sarebbe rumore o sarebbero frequenze che poi apparterrebbero ad altri strumenti che stanno suonando allo stesso momento. Anche la voce, in particolare lo speakeraggio, richiede di escludere certi suoni dalla ripresa, almeno dall'editing finale.
Esiste una tecnica, o almeno io ne ho sviluppato una ma sono certo che anche altri la utilizzino, che consente l'ottenimento di un buon suono a seconda del progetto su cui stai lavorando. Una tecnica di lavoro in studio che richiede la tua voce e una combinazione di attrezzatura analogica a monte della scheda audio.
Ti permette di sapere cosa stai facendo entrare nella scheda audio e di evitare una buona parte di editing. Una tecnica i cui risultati per uno speaker superano la resa ottenuta dal solo
microfono connesso alla scheda audio e dall'uso di plugin digitali.
Prima un po' di nozioni... sperando di non sbagliarne troppe!
La catena audio - mic strip o mic chain,
è l'insieme degli anelli che il suono attraversa e che parte dal microfono nel suo ambiente passando nel preamplificatore, compressore/i, noise gate e chi più ne ha più ne metta per
finire nella scheda audio o nel mixer.
Ci sono catene audio integrate in un unico strumento che contiene pre/EQ/Comp/Limiter, a volte fanno il loro porco lavoro.
Solo per chiarire: se tra il preamplificatore e il microfono c'è un compressore o un equalizzatore non puoi accendere il phantom (48v) della scheda audio sperando che ti accenda il microfono: la catena è a senso unico in discesa, dal microfono al preamplificatore, gli altri apparati in coda, compressore, equalizzatore, ecc fino alla scheda audio o al mixer.
Il phantom della scheda audio o del mixer, in caso di catena microfonica esterna, non si usa. Non serve. Puoi usare persino una scheda audio che non monta il phantom (48V).
La catena esiste anche di tipo software, cioè usi il microfono direttamente acceso sulla scheda audio e poi, una volta registrato il suono crudo del microfono, applichi gli effetti al
tuo audio registrato (VST, AU AAX ecc).
Si usa abitualmente nelle DAW per ottimizzare il suono o addirittura per evitare l'editing affidando al software le operazioni normalmente lunghe e noiose di ricerca fiati, divisione capitoli eccetera.
Usandole entrambe si prende il meglio dai due mondi, analogico e digitale.
Se hai già avuto modo di sentire un microfono come il TLM103 o il TLM102, sai che suonano diversamente e probabilmente come speaker ti accosteresti ad uno piuttosto che all'altro magari spendendo
di più con la speranza di ottenere un buon suono. Beh, con 600 o mille euro è difficile che un microfono suoni male! E poi è sempre un Neumann. Ma non ti aspetteresti di sentire suonare
altrettanto bene un microfono da meno di 100 euro o il TLM102 da fare invidia al 103 o all'U87. Ed è questo il punto, il microfono non è tutto.
facciamo i conti
Un solo microfono di buona qualità potrebbe costare 600 euro e spesso è il budget pieno di una persona che sta iniziando.
Microfono 100 euro
Preamplificatore con strip 300 euro
NoiseGate Compressore 150 euro
Pannelli fonoassorbenti piramidali 50 euro
Con 600 euro non hai solo un microfono ma hai una catena microfonica che in seguito potrai upgradare.
Avrai notato che ho speso meno per il microfono che per la catena microfonica. Beh, se sai cosa comprare puoi ottenere grandi risultati.
E in seguito migliorando il microfono, farai suonare tutto ancora meglio.
Infatti non è il microfono da solo a fare il suono. Non da solo. Mai da solo.
Tra gli speaker da home studio quasi nessuno considera l'idea di entrare in traccia con un segnale già abbastanza pulito e corretto. Al massimo si svenano per un preamplificatore da 2500 euro per
un microfono da 2000 euro poi non mettono altro.
Tutti danno per scontato che il suono RAW sia perfetto e che in caso di errore di trattamento del suono in seguito si possa poi tornare indietro. Verissimo. Tutti parlano
di standard di settore perché hanno visto il mega preamplificatore e il mega microfono entrando in uno studio di grossa stazza in un turno di registrazione o perché l'ha detto uno che se
ne intende ma quasi mai si soffermano a guardare cosa c'è oltre, perché in genere il tecnico del suono non ottiene quel bel risultato solo con il preamplificatore.
Andrebbe considerato che gli effetti software/digitali, per quanto possano essere ben realizzati, spesso non sono all'altezza di una buona catena audio analogica. L'audio analogico per
sua natura è più bello.
Non sono un appassionato di audio analogico, non preferisco i vinili ai CD o al digitale, credimi. L'audio analogico, trattato prima di entrare in digitale, ti consente risultati migliori anche
in editing con gli effetti digitali aggiunti dopo.
Per la natura stessa del suono analogico che è migliore ai nostri orecchi per ragioni fisiche ed elettroniche.
Ma senza il digitale si perderebbe tutta la sua bellezza.
Detto questo, che tu ci creda o no ti parlo della "catena":
non tutti i preamplificatori dispongono di controlli sulla tonalità, spesso offrono solo filtro passa alto e poco altro.
Alcuni modelli come il dbx 376 valvolare, offrono controllo della tonalità e anche un compressore e un de esser.
Il Golden Age PreQ73 non ha compressore ma include anche una strip integrata per gestire alti/altissimi, medi/mediobassi e bassi.
Qui, usare un MXL o un TLM102 consente di giocarci.
Ti ho fatto esempi pratici su mezzi che conosco ma ci sono altri prodotti che il tuo esperto venditore potrebbe suggerirti. Il Presonus Studio Channel, per fare un esempio a costi contenuti, ha compressore e tonaltà similmente al dbx. Chiaro che se hai molto da investire difficilmente una macchina da 2000 soldoni suonerà male. Però il fine di questo post è di ottenere il massimo con i budget limitati che solitamente abbiamo in home studio.
la pratica
Si inizia tarando i livelli.
Certo, ora sei anche un po' fonico ma il concetto è non creare distorsioni in nessun punto della catena, quindi il preamplificatore accende e amplifica, il segnale esce e va nel compressore dove
entra non oltre gli 0db ed esce sulla scheda audio sempre sotto i -6db di picco sull'ingresso.
Il lavoro del compressore non va mai esagerato, ha lo scopo di uniformare il suono, non devi mai fare il mastering in questa fase.
Il consiglio è di settare un ratio non oltre i 2.5 e il livello di funzionamento - threshold - circa a -8 ma dipende, i livelli variano. Guardando la forma d'onda, non deve mai diventare un
tubo ma sembrare sempre un mare agitato.
Se c'è un limiter nella catena, in alcuni compressori c'è, va regolato. Tenendo il picco d'ingresso del microfono a 0 db sull'ingresso del compressore e -6/-8 db in ingresso sulla scheda audio personalmente regolo il picco del limiter a 6 db.
Se alzi la soglia hai più dinamica ma ricorda di abbassare il livello d'ingresso sulla scheda audio altrimenti quando gridi distorce.
Quando gridi? Quando fai le voci per i video game per esempio.
Fatti i livelli, che sono necessari per avere un buon suono, sistemato il lavoro del compressore e del limiter, puoi passare all'editing in tempo reale: all'inizio del compressore di solito c'è un noise gate. l'effetto che realizza è quello di chiudere il segnale al di sotto della soglia di rumore stabilito.
Dipende da come usi la voce e il microfono ma di fatto puoi ottenere un editing in tempo reale nelle letture di audiolibri o eLearning. Nelle pause elimini i rumori di fondo e pulisci il suono per il 95%.
Se portato all'eccesso, il noise gate può persino eliminare i respiri, ma occorre affinare la tecnica, è un metodo bello tosto.
Io sto usando quello della Alesis, il 3632, perché è trasparentissimo e velocissimo ma ho usato quelli della dbx e della Dynamaxx e anche uno della Behringer che però dovevo poi integrare con un noise gate software. L'abbinamento che dicevo poco fa tra analogico e digitale.
Certo, è un approccio molto tecnico, che richiede l'apprendimento di qualche tecnica da fonico però lo sforzo ti ripagherà alla grande.
Tra i benefici di una catena audio analogica quello non spendere tantissimo denaro sulla scheda audio per ottenere preamplificatori decenti a bordo i quali non faranno davvero la
differenza: puoi lavorare alla grande con una scheda audio anche più economica. Prosumer almeno 48/24.
La differenza sarà un salto di qualità nel tuo lavoro perché potrai preoccuparti più del significato di ciò che stai leggendo o doppiando. Tra l'altro mentre incidi (arcaico dire
incidi!), senti al 95% il suono così come lo riascolterai.
In fase di editing, se ti abitui a lavorare con un suono già buono in uscita dalla catena microfonica all'ingresso della scheda audio, grazie alla riduzione dell'editing, resterai focalizzato sul
contenuto.
Se per una produzione di 60 minuti di audio finito in media ti servivano 360 minuti per terminarle il lavoro, potrai arrivare a dimezzare i tempi con la certezza del risultato.
Quindi hai speso meno di attrezzatura, migliorato il suono, diminuito l'editing.
Noi siamo prima di tutto attori, poi, solo per contingenza, siamo anche tecnici e fonici. Cambiando la prospettiva su come migliorare il nostro suono in ingresso alla scheda audio, possiamo migliorarci la vita in studio, e di parecchio.
Aggiornamento 2020!
Da quando ho scritto questo articolo nel 2017 ho potuto in seguito avvicinarmi a nuove schede audio, o meglio piattaforme di registrazione che consentono di ottenere un suono analogico in ambito digitale: UAD e Antelope. Certo, sono macchine dal costo abbastanza elevato, anche se una UAD Arrow con meno di 500€ la si porta a casa. Ma quello che la nuova tecnologia UNISON consente, inserisce nel digitale una qualità analogica in tempo reale tale da poter definitivamente abbandonare l'analogico, questo almeno nel mio lavoro di voice over. Sto producendo video e articoli a riguardo (non sono sponsorizzati) per far meglio comprendere come quello che sostengo qui sia ancora vero con la variante che vede UNISON di UAD Apollo (Antelope usa il suo sistema con caratteristiche simili), ricreare superbamente l'analogico dentro una scheda di registrazione digitale spegnendo il RAC fisico. Buona visione.
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