Storia della voce sintetica.
(una Voices.com story)
L'essere umano puzza. Hai voglia a lavarlo, grattarne le cellule morte, deodorarlo. Dopo gli 8 anni di vita, in genere puzza. D'altra parte l'essere umano condivide col maiale buona parte
del DNA. Il maiale puzza perché si struscia nel brago ma l'essere umano non sembra fare lo stesso eppure puzza, più del porco il quale mantiene una dignità maggiore nella sua umile esistenza.
Forse perché la mancanza del pollice prensile gli impedisce di creare tecnologia e si limita a rincorrer ghiande. Forse perché nel compendio uomo animale lui è il meno crudele ed è pure la
vittima, come testimoniano i barbeq e i banchi frigo dei reparti macelleria. E allora, evviva il sintetico. W l'intelligenza artificiale che parla grazie alla voce sintetizzata da quella
umana con ragionamenti basati su algoritmi. La voce sintetizzata, grande innovazione che porterà ad un uso più "umano" delle macchine, parlando loro in forma umana invece che attraverso
tastiere e mouse. Il sintetico ti risponde, la macchina ha compreso gli ordini e con sembianze umane ti rassicura sull'esecuzione dei comandi.
Ma parliamo del maialino! Esso è anche simbolo di oculatezza e risparmio. Questo perché i maiali (e i conigli!) sono animali che arricchiscono il contadino. Voices.com è un bel
contadino che alleva maiali e li mette al macello. Gli animali sono le voci sul portale che non sapendo leggere, in cerca di ghiande da mangiare son caduti nella trappola per diventare
carne da macello.
Certo che se il porcello ha accettato le clausole di Voices.com e solo il cielo sa di quali altri allevamenti, senza leggerle, mica può grugnire di disappunto se poi il contadino sfrutta i suoi
diritti.
“… the Talent assigns to [Voices Dot Com] all right, title and interest, absolutely, to the copyright and other intellectual property in or relating to the Talent’s Non-Union Work Product throughout the world, free of all licenses, mortgages, charges or other encumbrances, unless agreed otherwise by the parties in writing.”
Traduco:
"... il porcellino assegna a [Voices Dot Com] tutti i diritti, titoli e interessi, in assoluto, dal copyright ad altre proprietà intellettuali relative al Prodotto di porcellini non appartenenti a sindacati in tutto il mondo, senza licenze, ipoteche, spese o altri vincoli, salvo accordo contrario delle parti per iscritto."
Comunque nell'aia pare non siano poi così tanti a lamentarsene, solo pochi grugniti a cui non si fa caso quando si è nel porcile.
Il 25 Febbraio 2019 Voices.com ha stretto un accordo commerciale con VocaliD. Leader nel sintetico! L'intelligenza artificiale e le voci sintetiche hanno necessità di cose vere da cui
estrarre il nettare per fare si che il sintetico divenga accettabile per l'umano.
Nota bene che il sintetico non ha ascoltato le mille voci della pubblicità sintonizzandosi sulle radio per copiarle, l'ha chiesto al portale. Per averne il diritto. L'allarme tra i più
svegli è scattato: cosa farà VocaliD?
Visto che Voices.com è un macello che trita carne umana sulla base del rispetto dei propri termini di contratto accettati dagli utenti detti "talent" che accettano di cedere OGNI DIRITTO presente
e futuro su ciò che hanno realizzato attraverso il portale, si è subito pensato che l'accordo potesse rendere accessibili tutti i demo e i lavori presenti sul portale stesso. Anche quelli
passati.
Ergo, si teme che VocaliD possa in qualche modo raccogliere tutte le voci e distillarne le essenze per realizzare i propri sintetici pagando Voices.com ma non certo i porcellini che vi
gozzovigliano a caccia di ghiotte ghiande.
Al sintetico serve trovare campioni analizzabili perché egli non comprende cose complesse, gli servono voce e intenzione per poi catalogare l'esperienza così da poterla
richiamare quando l'algoritmo lo richiede.
Oh sì, certo che è accaduto. Ma tutti i maialini si sono difesi dietro mille fantastiche dichiarazioni d'immortalità: la voce vera non potrà mai essere sostituita da quella sintetica.
Ah, verissimo, c'è sempre e sempre ci sarà spazio per tutti i bravi narratori.
Uno spot sintetico non avrà mai un vero successo. I navigatori con voci sintetiche vengono silenziati. I filmati la cui lettura è affidata al sintetico sono terribili. Per adesso. Eppure abbiamo
fatto l'abitudine agli orribili comunicati delle radio locali realizzati da umani che non hanno nulla di umano e parliamo con un oggetto che ci accende le luci, abbassa il riscaldamento,
sceglie un film, chiama un numero. Il sintetico lo chiamiamo per nome e lui ci risponde. Hei Siri...
Anche gli attori sintetici hanno il loro perché. Ma non è questo che mi preoccupa, ci sarà sempre posto per la voce vera tra i veri porcellini che vorranno farsi raccontare un
sogno. Io qui parlo di un incubo dove l'umano di Voices.com grazie alla furbizia legale e all'inconsapevolezza del porcello, in nome del profitto calpesta ogni diritto che persino i porcellini
dovrebbero reclamare: la loro unicità.
I porcellini sono tutti uguali. Sbagliato. Lo aveva già scritto Orwell e lui lo sapeva che sono i diritti ad essere tutti uguali per ogni diverso maialino.
Se tutti i maialini fissero uguali il sintetico ne prenderebbe uno solo e, anche pagandolo potrebbe ottenerne l'esclusiva per sintetizzarlo. Sintetizzarne uno per clonarli tutti. Ma non è così,
ogni porcellino è unico e la sua unicità non è scritta nel DNA ma anche nella vita che ha vissuto, in quel modo unico che ha di esprimersi.
La voce umana appartiene a chi la genera perché è come un impronta digitale e nessuna digitalizzazione ha il diritto di rubarla. Dalla voce riconosci una persona, sai distinguere se è allegra o triste, se è in salute o malata. La voce dice tutto di noi, se la sappiamo ascoltare. Racchiude ogni stato d'animo ed emozione che ci sta vibrando dentro.
La voce è unica perché è il risultato di ogni attimo della vita di quella persona, dal primo vagito all'ultima volta che ha gridato allo stadio. Dalla prima risata scrociante come monetine
al pianto disperato di un addio inaspettato. Dal silenzio dietro il fumo di una sigaretta alle parole sussurrate all'orecchio. Dal primo no al primo si, dal respiro la prima volta davanti al mare
all'apnea per scoprirne i segreti tra gli scogli. Dal grido in montagna alla risposta dell'eco tra le valli. Quella voce appartiene ad una sola persona. Nasce nella sua anima ed esce
dal suo corpo facendo vibrare l'aria in un modo unico.
Chiunque la sintetizzi sta rubando un pezzo di universo che non gli appartiene.
Il sintetico deve per forza farsi scorte di fotocopie di quella briciola del filamento dove è racchiusa la voce. Da solo il DNA non potrebbe restituire le ammaccature, i graffi e la vita vissuta di quella voce, quindi facendone copia ruba anche vita che non è scritta nel DNA e che di certo non appartiene a Voices.com.
Un maialino avrebbe il diritto di reclamare quella vita racchiusa nella voce come propria. Dovrebbe avere il diritto all'oblio o alla cessione al sintetico in cambio di un grosso gruzzolo di ghiande. Una decisione tutta personale quella di farsi fotocopiare per cedere al sintetico le proprie peculiari caratteristiche.
Ma tranquillo, il porcellino non viene smembrato, solo fotocopiato così che non muoia per adesso, e lo si possa usare ancora visto che non protesta. Un maiale da mungere come una mucca, una nuova ibridazione per il commercio del DNA umano! Lo scrivo qui e adesso così quando accadrà potrò richiederne i diritti di sfruttamento.
Il maialino resta così vittima del desiderio umano, della cupidigia e finisce in pezzi quando serve il malloppo in lui celato. Malloppo che appartiene solo al maialino ma che a quanto pare ha ceduto per poche ghiande una notte di tanti anni fa quando accettò il contratto di Voices.com dove c'era scritto in una lingua bastarda e incomprensibile, in un pezzo di quel lunghissimo testo illeggibile e pieno delle solite cose che tutti fanno firmare, che ogni diritto sarebbe stato ceduto. E così è stato.
E ora il sintetico può raccogliere migliaia di grugniti, catalogarli e in fine usarli per rendere la propria intelligenza artificiale sempre più simile a quella umana. Suina. insomma, ci siamo capiti.
Avrà una ciocca di capelli di Jack, un occhio di Carl, l'altro di Franco, la cicatrice di Sara e il colore della pelle di Samuel. Quella nota stonata sulle frequenze basse che ha Nelson e la parlata di Jennifer, così simpatica. Potrà averli per sempre, potrà mescolarli e ripeterli almeno fino a che esisterà un backup della sua memoria e corrente elettrica per processarla.
Voices.com grazie a questo accordo commerciale può rendere immortali le voci di tutti i suoi porcellini, tutte le loro vite ed esperienze, le grida di dolore che hanno graffiato la voce, gli orgasmi che l'hanno resa lussuriosa, le birre che l'hanno ubriacata e tutto questo resterà per sempre e avrà la faccia del sintetico.
L'essere umano puzza, dicevo. Ma il denaro no, non fa nessun odore sgradevole. Pecunia non olet.
Voices.com si arricchisce? Certo, ma donare l'immortalità, non ha prezzo.
O meglio, è impagabile.
Il video che segue è di Luciano Palermi.
Sono onorato di ospitarlo qui ed ecco il messaggio che mi ha scritto:
Ciao Paolo, dopo che il tuo clip mi ha strappato una risata amara, ti mando il link di un mio intervento richiestomi per l’edizione 2017 del festival del doppiaggio Voci nell’Ombra. Vivendo a
Los Angeles, mi era difficile partecipare di persona, pertanto ho mandato questo mio contributo che, a detta degli organizzatori, ha scatenato il pandemonio in sala. Indignazione, ilarità,
sarcasmo, collera, chi più ne ha più ne metta! E a due anni di distanza il tuo clip che ho appena ascoltato, mi conferma invece che forse avevo indicato qualche barlume di verità su quello che
potrebbe avvenire nel mondo del doppiaggio. Chiedo venia se il testo è in inglese, ma è stata una richiesta specifica degli organizzatori per potersi rivolgere ad un pubblico più vasto.
Buon ascolto.
Luciano Palermi
In che modo le nuove tecnologie influenzeranno il doppiaggio e le professioni a seconda dell'uso della propria voce.
Re paolo: Caro Luciano grazie. Tu hai esposto uno scenario ben più ampio di quanto abbia fatto io. Lo hai fatto senza la supponenza di quelli che "la voce umana non sarà mai..." quando persino mia madre non riesce a riconoscermi quando passo alla radio o in tv. A dimostrazione del fatto che il pubblico a cui siamo destinati è potenzialmente sordo, quindi insensibile alle sfumature che pretendiamo di possedere. Sfumature che non proteggiamo e che ci lasciamo sottrarre per pochi centesimi senza capire che le stiamo gettando nel cratere del vulcano. Il quale erutterà! Rooooar!
La cosa che dovrebbe far riflettere i doppiatori genitori è quel gesto che fanno donando ai loro figli un iPad carico di giochi: i bambini si stanno abituando alle imperfezioni del sintetico e saranno loro i futuri fruitori del nostro (per adesso) lavoro, quindi probabilmente conosceranno già quel sapore artificiale se ancora dovesse sentirsi. E il tempo passa in fretta. Grazie ancora.
Re re luciano: A rincarare la dose, questo passaggio tratto da un recente articolo che si occupava delle ultime agitazioni sindacali dei doppiatori.
“La rivoluzione digitale potrebbe infatti determinare, nell’arco di pochi anni, la diffusione di processi di doppiaggio automatizzati, grazie all’evoluzione dell’intelligenza artificiale (basti pensare al salto di qualità, negli ultimi anni, di software come Google Translator), che determineranno espulsioni progressive dei professionisti umani dal mercato del lavoro.”
Re re re paolo: La stavo seguendo. Mi stavo interrogando sui diversi aspetti su questo argomento, non ultimo la presenza on line di parecchi offerenti di prodotti dell'ingegno umano che lavorano al di sopra dei confini nazionali, di tutte le nazioni, gente come Fiverr. Questi consentono di approfittare sia dell'ignoranza di settore dei fruitori che di altri aspetti non di poco conto come le differenze economiche geo politiche e la mancanza di certificazioni professionali che discriminino dopolavoristi dai professionisti. D'altra parte noi che siamo nati sulle piattaforme web non abbiamo certificazioni vere e proprie anche per l'assenza di scuole, assenza degli stati; se al committente piace il nostro lavoro è tutto fatto, risolto.
L'unica pecca su Fiverr è il prezzo di 5 dollari per un lavoro che solitamente costava 500 dollari.
Qui però c'è una cosa simile. Accade a livelli macroscopici con un datore di lavoro che è talmente grande da potersene fregare di sindacati o certificazioni.
Se è vero che Netflix considera marginale il doppiaggio italiano, dato che il suo mercato è internazionale e non sarà la protesta di pochi in una nazione a incidere, è anche vero che alle spalle dei doppiatori classici esiste una platea di aspiranti doppiatori tecnologicamente avanzati e pronti a rimpiazzarli a costi che per loro sono accettabili. Quel che io stesso ho contestato a Fiverr e ai suoi utilizzatori, qui avviene su un altro piano se lo guardo con gli occhi dei doppiatori di Roma e Milano. Con 15/20 euro al minuto i nuovi doppiatori da sempre esclusi dal giro chiuso delle sale romane possono, da casa loro e senza troppe difficoltà doppiare una serie, un documentario, un film. Basta una connessione ad internet ed eventualmente una webcam per avere perfino il direttore di doppiaggio in linea. Il lavoro grosso immagino compreso in quei 150/200 al minuto si sposta verso chi prepara le linee di lavoro lasciando ad ogni singolo doppiatore la possibilità di lavorare in solitario. E come dicevi tu, la tecnologia consente di farlo con ottima qualità audio, superiore a quella comunemente percepita dalla gente.
Qui non si tratta di lottare per mantenere una situazione ma di rivedere completamente la propria realtà e immaginarsi un lavoro in modo differente rispetto al passato. La mutazione è avvenuta e indietro non sarà possibile tornare. L'unica via è identificare i diritti ancora disponibili per chi offre la voce, ma la lampadina di fatto esiste, le case hanno la corrente, inutile puntare sulle lampade a olio.
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