Siam tutti poeti! Oh sì, anche Albert. Lui era anche filosofo e la poesia della relatività ha dato una svolta al modo che abbiamo di guardare il mondo. Eccetto per i terrapiattisti, chiaro.
Siam tutti poeti ma non tutti siamo fini declamatori di poesie. Tanto per cominciare le poesie che ci hanno insegnato a scuola sono quasi tutte state scritte da gente che ha vissuto un paio di
secoli fa. Comunque prima degli anni 60 del 900. All'epoca il tempo scorreva diverso. Non so perché.
Comunque Einstein l'aveva capito che il tempo non scorreva sempre allo stesso modo e lo aveva spiegato con una formula matematica. Il tempo quindi è relativo.
Adesso, senza pretendere un nobel, era una cosa facilissima da capire: quando c'era matematica in classe a me il tempo non passava mai mentre con educazione fisica il tempo di mettere la tuta ed
erano già passate due ore!
Ma è vero pure il contrario, dipende da persona a persona.
Tutto questo doveva pur avere una spiegazione logica. Lui l'ha spiegato!
Albert intrinsecamente sapeva anche che la precisione svizzera è una pippa!
Lui non l'ha mai detto ma dentro sono convinto lo sapesse. Perché il tempo secondo gli svizzeri è fisso, corre sempre alla stessa velocità e sono precisissimi a misurarlo! Se prendi due
fettine di tempo svizzero sono identiche l'una all'altra. Mica come l'emmental. Ma l'emmental pur essendo un a poesia, non è un orologio!
Per declamare poesie serve tempo, ma come detto il tempo varia, è relativo alla massa di energia che hai ricevuto. Ti faccio un esempio da doppiatore pubblicitario: se te ne vai a teatro a
sentire le poesie poi provi a registrare uno spot da 20 secondi lo spot ti viene 30 secondi. Non te ne accorgi ma parli più lentamente! Il tempo della poesia ha mutato lo scorrere del tuo
tempo.
Se te ne vai a vedere Fast & Furious e dopo incidi lo stesso spot da 20 secondi, beh, ce ne metti 19 di secondi e ti sembra pure di essere stato lento.
Stesso numero di parole. Quindi? Il tempo è relativo!
Qualche tempo fa una persona dopo aver guardato un mio video dove ho resa pubblica la mia versione de "Il lonfo" mi scrive:
"Decisamente ti manca quel pathos di un tipico lettore di poesie. Meglio di altri comunque"
La parola "decisamente" significa che non c'è da perderci tempo a pensarci su, è proprio così! Nessuna incertezza: non ho il pathos.
Chi fa il mio mestiere da un po' ha fatto il callo alla critica e sa come prenderla: ci siamo sentiti dire cose che voi umani. Quindi raccogliamo la sfida in modo costruttivo, senza rancori
sapendo che ogni critica è un mattone nella costruzione della nostra grande professionalità.
(sig... sob. sono un fallito...)
Amico mio, il lonfo è stato un tonfo. Quindi ho deciso d'indagare e migliorare il mio mestiere come fine dicitore per imparare il pathos.
Per fare questo devo comprendere le mie origini: io sono uno speaker che nasce nella radio e approda al doppiaggio solo in seguito.
Puoi togliere un uomo dalla radio. Ma... puoi togliere la radio da un uomo?
E tutto questo ha a che fare col tempo!
La radio - eccetto Rai3 - ha un ritmo piuttosto sostenuto. Per qualche ragione nella radio si parla sempre con un ritmo, si segue un tempo, le parole di un DJ puoi metterle su un tappeto musicale
e quelle stanno bene insieme.
La radio ha comunque parlato al ritmo delle poesie del 900, quelle dei cantautori, poeti le cui strofe seguivano e seguono ancora il ritmo del folk, del rock, persino della dance e del rap.
La poesia classica invece ha altre radici: nasce nel silenzio dello sconforto, della meraviglia, dell'amore e del dolore, della passione che si potevano ascoltare solo prima che nascesse la
radio.
Se questo pezzo di poesia fosse uno spot sarebbe:
(musica ritmata tono da venditore)
Nel cerchio della luna, mi nascondo: cerco te!
La luce non illumina che il mio desiderio:
mi manca solo un passo!
Nel cerchio della luna, ti riveli!
L'ombra non nasconde che un pensiero!
Ti serve solo un passo, il mio più il tuo! insieme. Aut min ric.
Capisci che lo spot non è poesia. Troppe parole in poco tempo e la mancanza di tempo è quello che ci frega da sempre.
Ma è relativo. Quindi se voglio diventare un fine dicitore devo entrare nella mente del poeta e trascinarti con me.
Per prima cosa occorre comprendere che ogni frase della poesia è una singola azione che deve avere il tempo fisico di svolgere un arco nella mente. Come quando lanci una pallina e
quella rimbalza, tock, sale e poi discende e tock, riprende a salire e poi discende... tock. Ci siamo capiti.
In un podcast, alla radio o sul tubo dove tutti sono sempre esagitati potrebbe suonare strano ma porta pazienza. Devo capire.
Nel silenzio la poesia suona così:
Ho approfittato di un poeta. Nel senso della sua gentilezza, non sono un bruto. Mi ha perfino scritto una poesia tutta mia su un foglietto.
Forse un giorno mi farà causa ma per ora me l'ha regalata. Che dolce. Magari la sposo!
Di Anna Maria Renda (annamariarenda.com)
Nel cerchio della luna
mi nascondo;
cerco te.
La luce non illumina
che il mio desiderio.
Mi manca
solo un passo.
Nel cerchio della luna
ti riveli.
L'ombra non nasconde
che un pensiero.
Ti serve
solo un passo:
il mio più il tuo,
insieme.
Tecnicamente sono 44 parole, 213 caratteri che corrispondono a circa 25 secondi di conversazione. Nel mondo dei poeti sono 30 e passa secondi, alla radio sono 20 secondi di
spot. Ha! Bella sfida!
Nel cerchio della luna
mi nascondo
cerco te
- va tutto bene, non si è rotto il player, è una pausa d'intenzione
La luce non illumina
che il mio desiderio
mi manca
solo un passo
... sempre pausa, come prima...
Ecco che alla radio si userebbe la musica perché il silenzio, eccetto su Rai3, non è contemplabile. Uno crede che gli si è rotta la radio, cambia le pile, sposta l'antenna, pensa di avere terminato i dati, che il wifi si sia rotto.
Sì, mi serve della musica! Ma non un disco, mi serve un musicista e io conosco... un pianista! Mi sa che ne approfitto!
Live dal pianista
Eh, va beh. questa la devi sentire nel podcast, che te lo scrivo a fare!
Sai quando ti alzi la mattina e senti una musica? E te la canti in testa per tutto il giorno? Senti, ora avvicino il microfono alla fronte...
(si sente una radio accesa che trasmette musica)
Quando si scrivevano le poesie non c’era la radio. Non quella a cui siamo abituati. Il ritmo della radio e del nostro tempo è talmente veloce che i tempi della poesia sembrerebbero parole sparse a caso. Questo significa che per essere un fine dicitore e portare il pathos occorre che nella mia mente io spenga la radio che invece è perennemente accesa.
e allora... silenzio!
Nel cerchio della luna
mi nascondo
cerco te
La luce non illumina
che il mio desiderio
mi manca
solo un passo
Nel cerchio della luna
ti riveli
L'ombra non nasconde
che un pensiero
Ti serve
solo un passo
il mio più il tuo
insieme
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