Poco tempo fa un mio cliente mi ha posto una domanda: quale microfono devo comprare per registrare nel mio ufficio, con voci non professioniste, per ottenere il suono tondo che avete voi?
Che è come dire al panettiere: che farina devo comprare per fare il pane buono come il tuo? O al fabbro: dove trovo il martello per modellare il ferro come fai tu? E potrei andare avanti una vita con questi esempi. Si tratta oggettivamente della domanda più stupida del mondo che probabilmente in altre forme pure io ho fatto ad altri artigiani.
Non potevo dirglielo, così gli ho lasciato una grassa risata satanica stile Thriller su WhatsApp. Ma era scherzosa. Non l'ha presa bene, dato che non ha risposto.
Gli avevo suggerito che prima del microfono servono altre cose, come una buona acustica della sala dove registra, naturalmente serve la voce ma non credo fosse disposto a comprenderlo dato
che partiva dal principio che il suono derivasse dal microfono.
Non sono avaro di trucchi, i miei li svelo senza problemi tanto per applicarli devi lavorare e studiare e sono certo che se hai le qualità non sarà uno sgambetto o un meschino a fermarti.
Gli ho anche detto che noi spendiamo ore, giorni, settimane, mesi e anni a studiare gli equilibri dei nostri ambienti e strumenti.
Quando spendi 250€ per un chilo di gommapiuma tagliata e la incolli alle pareti, o sei scemo, o sai cosa stai facendo. E non sai quanti chili ce ne vanno di gommapiuma tagliata ad hoc.
Quando smonti un microfono e cerchi di capire cosa succede cambiando un condensatore, o sei troppo curioso o hai uno scopo.
Quando metti in cascata più compressori e passi una settimana a regolarli per trovare l'equilibrio perfetto tra armoniche e controllo dei transienti o sei maniaco o stai cercando qualcosa di preciso.
Quando spendi migliaia di euro in microfoni e preamplificatori sapendo che ne esistono di molto simili per un decimo del prezzo o sei stato bocciato in matematica o fai conti usando parametri differenti.
Per arrivare ad un audio decente serve conoscere qualche dettaglio del lavoro che si va ad affrontare. Non esiste la scatola magica che offre tutto, il kit microfono scheda audio e cuffie da cui uscirà la voce perfetta.
Esiste lo speaker con le contropalle, ma non ci sta in una scatola.
Ti serve in primo luogo la voce, altrimenti non si spiegherebbe la presenza di tante scuole e il tempo speso da grossi omoni e amabili donzelle a gorgheggiare per ore o ad emettere ridicoli incroci di consonanti e vocali.
Ti serve sapere come i microfoni catturano il suono così da evitare di registrare porcherie. Ti serve sapere come registrarlo e archiviarlo quel suono.
Non dico che devi spiegare la formula di Nyquist ancora misteriosa anche per me, ma sapere almeno che esistono un paio di regole base da seguire.
Frase a effetto: la semplicità deriva dalla comprensione della complessità, altrimenti è pochezza!
Però è anche vero che per guidare l'auto mica devi essere ingegnere meccanico: devi rispettare i limiti sulla strada, devi evitare di sbiellare, devi sapere che non si da gas coi freni tirati, che se l'acqua va in ebollizione hai un problema, che se esce fumo bianco dallo scarico stai bruciando olio.
Questa che segue non pretende di essere una lezione ma solo una condivisione tutta personale di quel che conosco, applicata all'uso diretto in home studio. Parlo con te spiegando a me stesso, così magari mi farò perdonare la grassa risata in risposta alla domanda più stupida del mondo.
comprendere di cosa parliamo quando maneggiamo audio
Orecchio!
La prima cosa da dire è che non serve solo l'orecchio per fare suonare bene il nostro audio. L'orecchio è uno strumento fallace e traditore perché oltre ad essere un sensore meccanico è filtrato
dal cervello che ha la tendenza ad adattarsi, a farsi piacere le cose.
Usiamo tutti gli stessi tipi di diffusori perché l'abbiamo visto fare da altri o perché ce li hanno consigliati ma non abbiamo curato il suono della nostra sala mix allo stesso modo, quindi
quelle casse suoneranno diversamente in ogni home studio, sopra tutto rispetto alla sala mix costruita ad hoc su cui sono state progettate quelle casse.
Così al solo orecchio, se non ben allenato a sapere cosa cercare, sfuggono cose che poi sentite altrove risultano evidenti.
Oltre a questo, ad alto volume il nostro orecchio non sente e non distingue, tutto suona maledettamente bene. Oppure, suona male perché se non hai ottimizzato la sala d'ascolto, i suoni
tenuti oltre la soglia di una normale conversazione innescano risonanze udibili contro le pareti: si amplificano i limiti della sala d'ascolto. Quindi non servono 150W di potenza
se il tuo home studio è in meno di 20 metri quadri, oppure non serve usarli tutti se non è adeguatamente trattato.
In ogni caso mixare o fare editing dei suoni ad altissimo volume è controproducente, quindi a orecchio si ascolta se suona umanamente, se c'è sentimento, emozione, si cercano i difetti ma
non si fa tutto a orecchio. Servono anche strumenti e serve sapere che l'orecchio si adatta e va resettato.
zona d'ascolto
Per rendere più facile la vita alle orecchie, sensibili e cialtrone, parliamo brevemente delle zone d'ascolto: le stanze con pareti parallele non aiutano a rendere neutri i riflessi ma quasi
tutti gli ambienti casalinghi sono dei parallelepipedi piuttosto regolari, quindi vanno trattati o riempiti di oggetti e pannelli. Il trattamento dello studio prevede oggetti che fermino le
frequenze dal rimbalzare dai muri, dalla scrivania su cui lavori e su cui appoggi le casse che faranno vibrare anche la scrivania.
Si usano anche
supporti anti vibrazione per le casse sulle scrivanie o piastrelle anti vibrazione. Il soffitto riflette sulle pareti attorno e sul pavimento
quindi va trattato. Si annullano gli angoli imbottendoli di pannelli. Anche i tappeti aiutano.
Per pannelli e bass trap Esistono kit in vendita nei negozi specializzati, già pronti per ottimizzare la tua zona d'ascolto.
Naturalmente anche la stanza dove sarà posizionato il microfono dovrà essere trattata per evitare riflessi dei suoni e in un luogo silenzioso. Lontano dalle casse acustiche. Una stanza chiusa è il luogo ideale. Argomento di primaria importanza per ottenere poi un buon suono.
Torniamo al lavoro in studio per editing e mix.
il suono dalle casse da studio (non le HiFI)
I Tweeter e i Mid delle casse dovrebbero stare ad altezza orecchie.
Orientati verso le orecchie e non a soffitto o a pavimento, ma ad altezza spalle e testa con medi e acuti che guardano le nostre orecchie.
Non è raro che noi si abbia due o tre tipi di diffusori ammucchiati ai lati della postazione, con suoni differenti per resettare le orecchie. Sdraiare i diffusori più in alto in certi casi
consente di mettere a fuoco meglio il suono. Tweeter e Mid sarebbero i coni medio e piccolo delle casse, certo, a trovarle casse tre vie in home studio... sono quasi tutte a 2 vie.
Le casse a lato dello schermo orientale verso di te e allontanale quanto basta perché tu senta bene.
Puoi fare una prova empirica: accendi un solo canale in uscita (stacchi una cassa, spegni la mandata, come ti pare!). Metti su un brano che ti piace e ti allontani dalla cassa o ti avvicini
fino a che ti pare che senti bene.
In alcuni diffusori il "punto di fuoco" è più vicino in altre è più distante.
Ipotizziamo sia 1 metro. La regola per la distanza tra te e i diffusori è il triangolo equilatero: tra te e le due casse ci deve essere 1 metro e tra le due casse 1 metro. Il triangolo. Lo sapeva anche Renato Zero!
L'ideale sarebbe disporre di uno switch mono/stereo così da fare il test: dalla tua posizione di lavoro devi sempre avere la sensazione che il suono sia al centro, davanti ai tuoi occhi e al naso sia in mono che in stereo.
casse in 5.1 o più
Se hai un impianto 5.1 in genere le casse hanno i volumi regolabili separatamente. Le casse laterali stanno una decina di gradi a fianco, oltre le spalle. Quella centrale di solito è sotto o sopra il monitor o in certi casi nel mezzo a due monitor.
In questi setup è difficile che stiano esattamente alla precisa distanza delle casse frontali, a meno che tu non abbia progettato l'ambiente.
C'è una operazione che andrebbe fatta comunque, sia che le casse siano esattamente nella posizione sia che si trovino leggermente spostate.
Calibrando i livelli delle casse si ottimizza l'ascolto e quindi la resa in mix. Eccetto se ci sono cinque metri di distanza, è chiaro!
Puoi scaricare un fonometro sul tuo smartphone. Metodo empirico ma rende le cose già migliori che non fatte a casaccio. Puoi sempre comprare un
fonometro fisico che forse è più preciso ma, per ottenere un buon risultato basta lo smartphone magari collegato ad un microfono da test. Diversamente potrebbe non registrare le basse
del sub-woofer, ad esempio.
Metti lo smartphone nel punto d'ascolto definito prima con il microfono al centro, usa un supporto, un treppiedi.
Ora attivi un segnale tipo un Pink Noise e lo metti in loop, poi regoli cassa per cassa il volume mettendo in mute quelle che non stai
analizzando in modo che il livello misurato sia sempre uguale da tutte le casse.
Tieni un livello di 65/70db misurato sul fonometro, non andare oltre, rischieresti di generare rumori extra se la stanza non è perfettamente trattata. In altre parole faresti vibrare
oggetti, vetri, denti.
Fai in modo che tutti e 6 i diffusori, compreso il subwoofer che in genere sta sotto o leggermente di lato alla postazione, arrivino il più possibile al livello giusto. Scoprirai poi che il
subwoofer non lo senti come le altre casse, eppure suona allo stesso livello. L'orecchio sente in modo non lineare su tutte le frequenze, una variazione detta logaritmica. E qui si capisce
che io e la matematica ci conosciamo per sentito dire.
la cuffia
Mixare in cuffia è possibilissimo, basterebbe non usare volumi elevati. La mancanza di spazio tra i diffusori e l'orecchio falsa un po' i suoni e l'orecchio tende ad abituarsi e ad allineare il suono come piace a lui.
Alcune cuffie enfatizzano molto certe frequenze e altre cuffie offrono una sensazione di aria. Quelle chiuse come le Sony MDR 7506 o la serie Audio Technica ATH-M40 sono ottime
nel lavoro in sala microfono perché evitano il ritorno in registrazione del suono dal padiglione, ma tendono a mettere molto in primo piano certi suoni.
Ottime per l'editing ma in mix bisogna fare attenzione.
Cuffie come le Sennheiser K 271 MKII sono leggere, aperte e danno un ottima sensazione di spazio, rendendo il mix più probabile.
molto amate non a caso le cuffie Planari.
Noi ci abituiamo al suono e non esiste la cuffia perfetta. Così come non esiste la cassa perfetta. Alcuni modelli non falsano eccessivamente i suoni. La scelta ideale ricade su quei modelli che non sono pensati per l'intrattenimento.
In ogni caso, il mix in cuffia non è per principianti. Il mix in generale non lo è.
Nel prossimo articolo parleremo dei livelli di registrazione e della differenza tra analogico e digitale.
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