Con questi due microfoni l'argomento che ho approfondito è l'impedenza.
Non l'ho capita ma so che esiste!
Questo primo inutile commento che senti è realizzato con unTLM103 perché è un suono classico, riconoscibile e che ci permetterà di entrare in argomento coi microfoni dinamici avendo sentito un microfono da studio. Per farci l'orecchio. E so già che qualcuno non la sentirà poi tutta sta differenza.
In ogni caso, in questa comparazione cercherò di comprendere se davvero il Rode Pod Mic è il Killer dello Shure SM7B per qualità ed efficacia o se lo è solo per il costo che è notevolmente inferiore.
L'uso degli stessi con voci differenti e in ambienti differenti potrebbe essere diverso. Aut Min Ric.
Sempre nei limiti della mia voce e del mio studio. Che poi ci sarebbe da dire che... ma te lo dico dopo!
Un po' di dettagli tecnici raccontati ognuno col suo microfono
(se stai leggendo forse ti conviene mettere in play!):
Shure SM7B
Solo il fatto che Thriller di Michael Jackson sia stata cantata su questo microfono o che sia stato il microfono usato da gente del calibro di Bono o usato spesso per riprendere gli strumenti di migliaia di hit che ascoltiamo da anni, che sia la voce di centinaia di emittenti radiofoniche da decenni, lo rende di fatto uno standard di altissimo livello.
Ha difetti? A parte il costo? Almeno uno: necessita di molto gain e nelle schede audio standard di uso casalingo si traduce in molto fruscio causato dai limiti delle interfacce su cui si collega.
Nel caso si risolve usando un Cloud Filter o un Fethead che alimentato a 48 volt arriva ad aggiungere oltre 20 dB rendendolo molto più sensibile. Ma se
diventa più sensibile... sente di più l'ambiente? Comunque, l'ambiente lo sente! Ma puoi stargli più vicino che ad un condensatore! E...
la prossimità annulla la distanza. Sono un genio! Una frase da premio Nobel.
Ha due anti-pop intercambiabili: uno è una spugna di un paio di centimetri più grossa che sostituisce quella principale. La capsula è dentro una griglia riparata a 4 dita dal culmine. Per colpirla serve una fucilata.
Risposta in frequenza:
50 Hz – 20 kHz
Impedenza 150Ω
Self Noise ... elevato.
Sensibilità -59 dBV.
Cardioide, Low Cut (roll off che parte dai 400Hz circa) e un enfatizzatore di medi che da circa 1KHz fino a 4KHz lo schiarisce.
XLR, supporto per asta e una storia leggendaria nel Broadcast e nella musica.
Rode PodMic Podcast
Rode come ha già fatto in passato, anche in questo caso si è ritagliata uno spazio in una fetta di mercato, con prodotti di qualità a prezzi concorrenziali.
Non avendo la storia di Neumann di AKG o di Shure, continua a farsi strada con ottimi prodotti in concorrenza diretta a prezzi più bassi.
Meglio per noi utenti in questo caso.
Ora si tratta solo di fargli le pulci anche se il prezzo è di per se una carta vincente perché costa un quarto del suo concorrente pur dovendo rinunciare ad un paio di orpelli e a raffinatezze da "principini" del suono. Anche se forse non è il suo concorrente ma... ne parliamo dopo!
Non ha antipop esterni ma la capsula infilata la sotto alla griglia con un filtro incluso.
Pesante per farlo sembrare una cosa tosta, ma temo che non ci sia molto dentro, non credo almeno. La spugna se la vuoi te la prendi a parte.
Anche il suo gain deve essere alzato di parecchio, un po' meno dello Shure ma anche questo potrebbe diventare rumoroso a causa del fruscio del gain di certe schede da home studio. Anche qui è valido l'utilizzo di un Fethead.
Risposta in frequenza:
20 Hz – 20 kHz
Impedenza 320Ω
Self Noise ... elevato.
Sensibilità -57 dBV.
Ha più resistenza elettrica e meno sensibilità, è un australiano d'altra parte. Cardioide, XLR, spugna interna, nessun controllo tonalità.
Il Fethead
Dato che certe schede non offrono abbastanza gain per rendere il suono al livello corretto, o peggio cominciano a produrre un fruscio molto elevato a partire dai 3/4 del proprio gain, fruscio elettronico dell'amplificazione, l'aggiunta di un oggetto come questo è una necessità.
Attenzione, perché ne esistono di due tipi: uno che si accende coi 48 volt del phantom senza lasciare passare la corrente verso il microfono e uno che invece accende anche i microfoni mandando a sua volta la corrente alla capsula.
I microfoni dinamici e a nastro non richiedono il phantom e per certi microfoni è addirittura dannosa quella corrente, quindi quello che ti serve con un dinamico è un prodotto che faccia solo da pre preamplificatore senza passare la corrente. Il Triton Audio per esempio ne offre uno che si chiama solo FetHead per i dinamici e uno che si chiama Fethead Phantom che invece lascia passare i 48V. E se non lo sai ti brucia il microfono a nastro!
Ma questi sono normalissimi dinamici.
In tutti e due i casi offre un gain trasparente di ulteriori circa 20dB aggiuntivi così da non dover usare tutto il gain della scheda audio.
La prova
IMPEDENZA
Ω = Ohm
E che vuol dire? Si tratta della resistenza al segnale elettrico.
Se l'impedenza è alta serve più potenza elettrica, se è bassa ne serve meno. Per esempio, se la tua cuffia ha una impedenza alta ti servirà un amplificatore per cuffie, se ha un impedenza bassa suonerà forte anche sul telefonino che di certo offre bassissimi segnali elettrici che non ecciteranno la cuffia dall'impedenza troppo alta. Cuffia con impedenza bassa invece si accenderebbe anche con la corrente di un panno in pile!
Con questo post approfondisco così un argomento che avevo inavvertitamente sfiorato quando ho provato la Scarlett con 15 microfoni per fare sentire come suonavano. Non ho mai accennato all'impedenza dei microfoni ma potrebbe offrire uno spunto di riflessione. Infatti se abbassi l'impedenza del preamplificatore puoi rendere il microfono più morbido.
Ma come l'abbassi? Non puoi se la funzione non è parte dell'apparecchiatura e noi siamo solo esseri umani non siamo elettronici che si sa, provengono da altre dimensioni, costruiscono i nostri impianti e se ne vanno lasciandoci con gli elettroni che girano.
Ok, leggerò le specifiche tecniche!
La Scarlett ha un unico pre la cui impedenza non è regolabile, c'è solo il Gain ma l'impedenza è fissa: 3 KΩ sull'XLR.
E poi... le impedenze sono tante nei circuiti: ci saranno mille resistenze li dentro quindi l'impedenza segnalata sarà quella complessiva offerta dal connettore.
E il Gain? Non varia l'impedenza? No, pare di no, cambia il voltaggio che è una cosa diversa! Come paragonare la crema per i brufoli alla pillola per il mal di testa.
Dicono che, affinché un microfono suoni bene sul pre, la regola dell'impedenza vuole che gli Ω del pre devono essere da 5 a 10 volte l'impedenza del microfono.
Il TLM103 ha 50Ω e richiede almeno 1000Ω per alimentarlo che sono 20 volte la sua resistenza, il Neumann U87Ai ha 200Ω ma ne richiede sempre 1000.
Gli elettrici vengono da altre dimensioni! Hai mai visto il simbolo di Ohm? Ω Sembra un simbolo egizio! Il bastone di Ohm.
Sicuramente non ci ho capito molto!
L'impedenza oltre che attraverso il simbolo del Ré egizio Ω si esprime anche con la Z maiuscola: Low Z significa bassa impedenza.
Sono equilibri tra microfono che deve essere acceso e l'apparecchio che gli manda corrente, il pre.
Il giusto equilibrio farà si che l'onda sonora passi tra gli elettroni e i neutroni senza subire distorsioni. Immagina di passare in bicicletta senza casco dentro una nuvola di api: ne
usciresti ammaccato. Alcune si spatasciano in fronte, altre si aggrapperebbero alle guance, alcune si rifugerebbero nel naso!
EEEtciù! Bzzzz...
Ed ecco il ronzio.
Insomma l'Ohm è Ohm e va rispettato.
La UAD Apollo con UNISON consente di variare l'impedenza fino a 5 KΩ per trovare il cosiddetto Sweet Spot, il "punto G" nel rapporto tra pre e microfono.
Lo fa sempre nella sua alcova UNISON emulando i pre che sono stati ricreati virtualmente. Come il Pre che ho collegato qui, un Neve 1073. Ma essendo virtuale dice al suo ospite di rigenerare quegli Ohm. Sarà la stessa cosa?
Gli elettroni sono elettroni e l'Ohm è Ohm.
Eppure qualcosa cambia facendo passare gli elettroni dentro un materiale rispetto ad un altro, per esempio usare un condensatore al tantalio o in ceramica o nylon cambia il suono del microfono sebbene il condensatore condensi sempre allo stesso modo. Che sia la stessa cosa con le resistenze?
A saperle certe cose! Infatti se l'accoppiata impedenza del microfono e impedenza del preamplificatore sono i parametri che fanno suonare un microfono con colori differenti il parametro non è
indifferente quando si sceglierà un Rode Podcast da 320Ω o uno Shure da 150Ω.
Considerando che oggi si tende ad usare una scheda audio cinese che probabilmente non usa gli Ohm ma i Ming. Che battuta! Ho tanto liso!
Ma chi era Ohm? Era un matematico e fisico tedesco, Georg Simon Ohm.
Figlio di un fabbro e di una sarta. Probabilmente aveva i bottoni delle giacche in ferro battuto. Il padre istruì personalmente lui e suo fratello, di sua sorella non parla nessuno ma se va bene era lei a correggere i compiti dei due somari. Comunque secondo la storia ufficiale gli impartì una educazione in fisica, matematica, chimica e filosofia.
Con quelle basi i due fratelli presero una strada che la scuola di allora non gli avrebbe permesso facilmente.
Il padre, Johann Wolfgang Ohm era un uomo istruito, sì, ma era un autodidatta che aveva fatto da se non solo le inferiate di casa ma pure la sua cultura. Non aveva diplomi ma era un pozzo di scienza, che aveva riempito lui stesso.
Ma torniamo a Georg Simon Ohm: saltiamo tutta la sua fulgida carriera per riportare un fatto curioso da cui partì per formulare la sua legge, iniziando i suoi studi usando un galvanometro. Lo strumento noto a tutti gli scienziati in erba che fanno esperimenti con le rane per scoprire l'elettricità biologica.
E Galvani era italiano! Italia Germania uno a zero.
Ma che dice la legge di Ohm? Un sacco di cose complicate ma di fatto indica la formula usata per calcolare il rapporto tra tensione, corrente e resistenza di un circuito elettrico.
E=IR è la formula di Ohm che è fondamentale quanto lo è E=MC2 di Einstein.
Ma quando Georg la pubblicò, l'allora ministro tedesco dell'istruzione il cui nome è andato perduto, disse che un professore che predicava simili eresie non era degno di insegnare. Quando ti
dicono così vuol dire che hai fatto centro!
Ci vollero 15 anni perché il mondo scientifico comprendesse quanto era fondamentale tale scoperta. Quando J.J. Thomson scoprì l'elettrone, capì che era il portatore di carica nei conduttori e di li studiando il comportamento degli elettroni nei materiali conduttori si comprese che non è che potessero scorrazzare liberi dentro un cavo come se non ci fosse un domani ma che gli elettroni incontravano resistenze ioniche e attriti, giustificando a quel livello la legge di Ohm che manco sapeva degli elettroni ma che l'aveva già scritto nella sua legge.
L'Ohm è Ohm, l'ho già detto.
Ok, ti ho distratto. Nel frattempo (devi sentire il video) sono passato da un microfono all'altro e se sei stato attento hai potuto valutare la differenza di pasta tra un microfono e l'altro mentre erano collegati alla mia Apollo, prima flat poi con un setup radio identico sui due canali: ho usato un Neve e un compressore. Tutta roba virtuale.
Non ci sono più gli Ohm in carne ed ossa di una volta!
Allora? Quale ti è piaciuto di più? Conviene risparmiare e prendersi un Rode Pod Mic o il vecchio e storico Shure SM7B resta imbattibile?
Sia chiaro, la performance prima di tutto ma non lo userei mai per farci il mio lavoro, ma per cantare o per farci la radio, alla grande. A me piace di più il vecchio Shure ma considerando il costo è probabile che se dovessi iniziare per i miei podcast, tra i due mi prenderei un Rode Pod Mic per il costo.
Anche se resto convinto che questo genere di microfono non sia alla portata di tutti, tecnicamente parlando, in particolare per la necessità di gain non presente nelle schedine a basso costo. Insomma, non è un microfono per tutti.
In particolare per chi è alle prime armi. O forse sì? In fondo basta un FetHead e non serve nemmeno tanto curare l'ambiente, e non si puppa contro la capsula (so già che puppare in qualche luogo della mia simpatica nazione ha un significato torbido mentre da me significa solo colpire la capsula!).
Michael Jackson cantò nella versione precedente dello Shure, l'SM7. Questo è l'SM7B.
Le differenze tra i due microfoni sono sia fisiche che sonore, anche se piccole. Dal punto di vista sonoro il nuovo modello è più equilibrato, ha una leggerissima correzione con qualche dB in
meno sui 10 Khz circa.
Fisicamente invece hanno girato il connettore in posizione anteriore rispetto al corpo invece che dietro, come nella foto.
Il primo fatto è sempre stato corretto in mix, poi spesso la preamplificazione ha giocato un ruolo preponderante nel suono. Il secondo... in effetti il connettore era abbastanza infelice dietro, sulla verticale, un po' come nello Shure 55SH dove è impossibile fare modifiche, devi mettere una prolunga. A proposito, lo sto usando da un po' il 55SH...
Ma c'è una vite a croce sulla staffa dell'SMB, se non hai un cacciavite smonti le rotellone laterali e giri il microfono, non è che ci voglia molto a girare il connettore.
Ora però esce dalla fabbrica già col connettore in posizione anteriore.
Una cosa va detta, il filo che penzola dal corpo per collegarsi al connettore esterno è abbastanza strano.
Ma le cose più strane hanno spesso un certo fascino.
Dettagli tecnici di poco conto!
Invece il RODE Pod Mic esiste in più varianti! La principale forse è la versione Procaster!
Microfono che a sua volta esiste in una versione USB.
Questo altro modello Rode costa poco meno di 200€ e si presta ad essere in gara con gli Electro Voice re-20 di cui ne ricalca la forma ma non il prezzo che varia dai 350 ai 600€.
Ma a 150 l'Elettro Voice usato si trova sulla baya. Certo, suona meglio del Pod Mic. Ma anche qui la post produzione aiuta. Anche la catena microfonica corregge, modifica, esalta o ammorbidisce gli spigoli.
Ma proseguendo lungo questa china ci troveremmo presto nella immensa foresta nera dei microfoni dinamici rischiando di non vederne più l'uscita e vagando così per l'eternità tra le mille varianti che si sono succedute nel tempo tra Sennheiser, altri Shure, Byerdynamics, AKG, Telefunken...
Quindi mi fermo qui consapevole che la gara non è propriamente una gara, perché non esiste realmente un microfono giusto e uno no, eccetto rare eccezioni: esiste il microfono giusto per la giusta applicazione. A questo si aggiunge che una differenza di costo così elevata prevede anche due mercati differenti, gli stessi che vedono da una parte i Neumann e dall'altra i Rode, da una parte i Sony e dall'altra i T-Bone con tutte le sfumature in mezzo.
Alla fine dei conti questa era una semplice escursione curiosa nel mondo dei microfoni dinamici (e non è detto che sia l'ultima) approfittandone per ascoltare la voce di un mito seppur ammodernata ma sempre con stile. Noo... non la mia, quella dello Shure SM7B...
E quindi... buona visione!
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