Io sono! Ecco, a dire il vero, nessuno.
Ah, però io sono la voce di, ho doppiato questo, ho fatto l'altro, il mio parlare è impeccabile e con la mia voce posso interpretare personaggi e veicolare emozioni.
Sì, è vero ma io sono nessuno.
La cosa si dimostra ogni volta che si presenta una crisi. Solo chi è davvero qualcuno resta, resiste. Ma c'è una ulteriore domanda: sei qualcuno per chi?
Per la tua mamma? Per i tuoi amici? Quanti sono gli amici, centinaia?
Quindi riempirai un teatrino di quartiere al massimo e se sei davvero fortunato che tutti gli amici partecipino. Altrimenti da centinaia avrai a che fare con la prima fila della platea e col più
matto degli amici veri che si è seduto in piccionaia a vederti. Tutti gli altri non si sono fatti vedere, tutti avevano altro da fare.
E poi c'è da stabilire quali sono gli argomenti per cui tu sei quello che credi di essere: sei una voce! Quindi sei qualcuno quando la tua voce deve coprire un silenzio con
le parole di altri.
Ma se questi creatori di contenuti decidessero che in fondo non serve impegnarsi a soddisfare le tue richieste per riempire quel vuoto, tu improvvisamente non saresti più qualcuno ma solo
uno dei tanti.
Come mi disse tanto tempo fa un taccagno timoroso delle mie richieste di compenso al raggiungimento di un risultato che ottenni per tutti ma comunque a mio favore:
"ok, avevi ragione ma ricordati che nessuno è indispensabile!"
E pensa, non avevo nemmeno intenzione di chiedere un aumento di compenso, volevo solo festeggiare una vittoria con lui.
Ebbene, oggi io per lui non sono nessuno. Beh, nemmeno lui è molto per me a dirla tutta. Perché i tempi cambiano e a meno di non essere l'angelo custode che provvede al nutrimento, alla salute,
all'amore, siamo tutti sostituibili e bestemmiabili. E dimenticabili.
Benvenuto in questo tuffo nel pessimismo cosmico.
Anche meno!
Io sono un ottimista.
Sì certo se non mi conosci pensi che stia delirando ma ho la tendenza a trovare il lato positivo in ogni situazione. Oddio sto morendo! Ok, sarà la volta buona che potrò vedere cosa c'è di
la. Se nessuno è tornato ci deve essere una buona ragione. Che sarà mai! Facciamo in fretta!
Ok, anche meno!
Ma il pessimismo come il buio e come l'anti materia, ha un pregio: ti aiuta ad individuare l'ottimismo, a scoprire dove si trova. Se vuoi capire da dove arriva la luce devi
andare nel buio o alla peggio attenderlo per rivederla la luce e poi seguirla. Capito? Ma è logico! Vuoi avere caldo? Esci con 5 gradi sotto zero in mutande o anche senza e quando ritorni nella
tua casetta con 10 gradi ecco che sentirai un caldo!
Ok, se poi ti becchi una polmonite... non farlo, era solo una iperbole. Per capirci.
Quante volte abbiamo detto "capiamo l'amore solo quando lo perdiamo". E giù canzoni e poesie!! Ma santo graal! Non impariamo proprio la lezione!
Il dubbio, l'incertezza dovrebbero essere le nostre certezze perché l'equilibrio è dato dallo stare tra due forze: una ti tira giù e una ti tiene sù.
Se vuoi starci dentro devi averci a che fare con tutte e due.
Il nostro è un universo duale: il bene e il male, il caldo e
il freddo, il buio e la luce. Poi è vero che potremmo andare oltre questa dimensione ma nelle necessità terrene o posso pagare le bollette o no, o mangio o mi resta la fame, o trovo la mia strada
o sono perduto. O sono qualcuno o nessuno.
Insomma, il principe Hamlet, Amleto per noi sudisti, viveva
un grande dilemma.
Quanti attori hanno letto il copione recitando il dubbio ma senza porsi davvero troppi dubbi.
Io sono.
Ma in questi tempi di grandissima crisi - peraltro protratta da decenni quindi più che una crisi uno stato della materia in cui siamo immersi - crollano tante certezze. La cosa più curiosa in
questo frangente è la reazione del mio settore dove a mettersi in piedi ad affrontare i dardi della vita sono i più umili, quelli che partono certi della loro inadeguatezza ma con la volontà di
dare il meglio di se e con l'obiettivo di raggiungere un gradino appena superiore, già domani. E domani, sempre coscienti della loro inadeguatezza, tentare di fare un altro passo avanti. E ogni
giorno così.
Ma c'è una nuova domanda: inadeguati per chi?
...
Silenzio. Dovremmo forse noi, noi tutti, sentire sempre un sussurro di inadeguatezza? Coltivare l'umiltà coscienti che in fondo non siamo eterni?
Ok, anche meno!
Già, loro, gli speaker di nuova generazione, spinti dalla fame, dalla voglia di mettere in pratica una passione, costretti dalle circostanze a rinunziare alle certezze dell'impiego fisso, degli orari di lavoro, ecco, loro, i dopolavoristi che non hanno più un lavoro si fanno strada tra i canali del web dedicati al voice over e si offrono, partecipano quindi ottengono quello che gli abitanti del podio dei campioni non sanno o non vogliono più catturare.
I grandi campioni!
Beh, quelli che avevano certezze si sentono mancare il terreno sotto i piedi. Il podio traballa.
I più audaci si trovano a competere con i novellini di cui sentono tutti i difetti. Vien da pensare "questi non mi faranno concorrenza", invece lo fanno, alla grande.
Non hanno nulla da perdere, abbassano il prezzo, sono davanti ad un pubblico meno consapevole che non sente le raffinatezze di chi da anni aggiusta, corregge, migliora. Spesso sono davanti ad uno
straniero che non conosce le raffinatezze della lingua su cui sta lavorando. Egli valuta con la pancia e non può attribuire un valore a chi ha investito anni in tecnologia e tecnica del lavoro,
nella recitazione, nella tecnica di ripresa e di editing.
Ma d'altra parte il luogo su cui anche i campioni vanno a confrontarsi è quello.
Come un sapiente pittore astrattista che porta la sua opera ad una mostra di paese dove il pubblico non ha contezza del percorso artistico e così sarà la crosta di Gino Pallino ad essere
meritevole della parete del salotto. O della grande parete d'onore della mostra. Il grande pittore resta ammutolito incompreso.
Ok, anche meno!
Quindi come affrontare il cambiamento?
Cambiamento in corso da tanto tempo ma che oggi si avvicina sempre più al cedimento strutturale delle certezze.
Perché nessuno cambia corsia prima di incontrare la fila in autosrada, la vedi quando oramai tutto è fermo e non ci sono vie d'uscita.
Se la radio ci avesse avvertito della coda saremmo usciti al primo svincolo ma anche no, perché magari si risolve in 20 minuti, ma sì, tornerà tutto come prima e poi non conosco la strada.
Ma questa volta c'è coda perché non c'è ancora la strada, il ponte è crollato.
A parte chi ha fuoristrada o elicotteri, gli altri devono star li o abbandonare l'auto e proseguire a piedi. Forse è stato un terremoto, un terrorista, un incidente ma il ponte è crollato e
l'autostrada è chiusa. Nessuno verrà a spostare i Jersey, ad aprire la corsia opposta. troppa gente da convincere a fare retromarcia e troppa gente che continua ad arrivare ad allungare la coda.
Come fare parte del nuovo mondo che si rivela dietro le rovine? Come sopravvivere senza le certezze che ci hanno sostenuto sul podio?
Secondo te io ho le risposte? No. Ma ho una idea generica.
Sicuramente sbagliata perché frutto dei miei limiti e del mio panorama troppo ristretto per fornire certezze ma, in fondo chi sa prevedere il futuro?
I miei dubbi sono l'unica certezza che ho quindi la condivido come fece Galileo quando disse che la terra gira intorno al sole.
Va beh, ho esagerato! Anche meno!
Come quando mia moglie mi disse "controlla la verdura o si brucia".
Sono le emozioni che ti rendono unico.
Se sai emozionare, al di la dei tecnicismi, sarai ricordato e diventerai indispensabile. Quindi pur superando a fatica gli ostacoli della concorrenza spicciola, trovando il proprio
orticello, un angoletto da far diventare il tuo regno il più possibile indipendente ai capricci altrui, devi sapere veicolare emozioni.
Le emozioni sono verità, non la recitazione spicciola che si impara dai maestri di recitazione, sei tu.
Non solo le emozioni che scaturiscono dalla tua voce come attore, doppiatore, speaker e persona, tutte le emozioni del tuo rapporto con le tue persone, i tuoi clienti e qui la parola cliente
cambia valore perché nel mio settore, ma immagino anche in altri, le persone con cui lavori diventano conoscenti, amici, famiglia.
Eccetto che dai server P2P dove il rapporto è distaccato come tra chi compra un oggetto e poi se lo dimentica. Non capisce o non gli frega niente di star comprando una persona, un pezzo di una
persona, un essere umano che fa vibrare l'aria. Ecco perché non amo quei luoghi, sono disumanizzanti.
Ma tu alla fine cerchi solo un business, dirai tu. Sì, ma siamo persone prima che soldi e affari. La fuori c'è un mondo in cui gli affari sono più importanti della gente e a me non piace. Gli uni sono legati agli altri, credo.
Nel mio mondo in genere si instaurano rapporti di fiducia. Certo, con tutti i limiti del caso ma la fiducia è un sentimento che fa scaturire l'emozione.
Non ti emoziona sapere che qualcuno per te c'è sempre, che ci puoi contare? Oserei dire che è quasi amore.
Senti Cupido...anche meno!
Ok, anche meno! Comunque in qualunque modo tu riesca ad emozionare, sarai su uno dei gradini di quel podio dove non conta essere primi ma semplicemente esserci.
L'emozione, ecco ciò che credo resterà nel nostro mestiere.
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