Una domanda che mi sto facendo, alla luce di diversi fattori che sono sotto gli occhi di tutti gli addetti del settore VOICEOVER, si capisce che c'è un grande cambiamento in atto. Ma da parecchio tempo!
Le mie sono solo riflessioni, non c'è verità né ci sono soluzioni.
Personalmente avevo già deciso di staccarmi dai portali P2P e non sono stato l'unico, in molti l'abbiamo fatto.
Erano inevitabili, perché offrivano un servizio interessante ai nostri clienti, ma proprio per questo ci stavano facendo concorrenza diretta e giocavano a farci fare casting al
ribasso: era loro la decisione di non stabilire prezzi ma di lasciare ai fornitori l'onore di scannarsi al tavolo della trattativa.
Ma i nodi vengono al pettine, complice anche una crisi internazionale di cui ancora non si vede la fine e l'evolversi del web, della tecnologia e dei modi di fare comunicazione.
Breve storia per chi non ci ha vissuto:
per una trentina d'anni, evolvendosi assieme alla connettività e alla globalizzazione digitale, la richiesta di speaker, prima dagli studi veri e propri e poi attraverso
ogni sistema disponibile e connesso è cresciuta e assieme è cresciuta anche l'offerta; basti pensare a quanti siti che offrono voci on line sono nati: voice123
e voicebunny, voices-dot-com, voiver, voicecraftwer, voicearchive e mille
altri tutti basati sull'acquisto on line di voci umane in tutto il mondo attraverso l'ascolto di demo, il casting automatico.
Alcuno sono agenzie con portfolio, altri veri e propri portali a pagamento.
A pagamento da parte dell'artista, o con una percentuale sul lavoro svolto o anche con il pagamento per poter partecipare ai casting. Ma spesso l'aggravio di costi si allarga
anche al cliente che inconsapevole paga di più che facendosi fare il casting da uno studio o agenzia o facendosi il proprio giro di speaker anche solo con una cartella sui
preferiti nel browser per quando serve.
Poi ci sono stati altri sistemi simili che hanno coinvolto svariati mestieri, ibridi come Fiverr o Upwork, ma io resto nel mio settore o ci perdiamo nei meandri
della complessità geopoliticomonetariafinanziolapeppaeilcaffè!
Il meccanismo di far pagare i professionisti aveva due scopi:
- evitare che perditempo che non ci vivono del mestiere spendessero per partecipare ai casting
- guadagnare sul servizio offerto.
Il primo punto è fallito perché qualche centinaia di dollari si trova, soprattutto davanti alla scommessa di guadagnarne almeno altrettanti con un solo progetto vinto.
Il secondo, legittimo per il lavoro dietro la gestione di un portale, ha presto portato a scontare quando non regalare agli artisti l'accesso per avere molta più visibilità e offerta - leggi più voci disponibili - magari rispetto ai concorrenti.
C'è la partecipazione incondizionata di chiunque voglia accedere e offrire la propria voce anche solo per sopperire ad un momento di difficoltà economica personale. In quasi
tutti e comunque non c'è garanzia che il board del P2P comprenda la lingua che propone. Di solito nessuna domanda, raramente verifiche, spesso doppioni di account con diverso nome, demo ed email
di riferimento ma con la stessa persona a gestire tutto: mi piaceva Mario ma preferisco Giacomo. Sono la stessa persona.
E non c'è un limite numerico di "professionisti", anzi, fossero anche arrivati da Marte sarebbero stati ben accetti: 3000, 4000, 35.000 speaker. Sula fiducia. Sconosciuti ma pronti alla pugna!
Tanto è il cliente che decide.
Non c'è quasi alcun controllo da parte del personale del portale, l'idea è: se piace al cliente, che problema c'è?
Pochi però capiscono che non basta che "a me piaccia qualcosa" per renderlo adatto ad un mercato internazionale o diverso dal mio. Esistono professionalità come quelle delle agenzie di
comunicazione o semplicemente degli addetti del settore della comunicazione che possono portare a risultati in un mondo complesso come questo. Ma il self service è simpatico, democratico e come
la democrazia innalza tutti al livello più basso. La comunicazione non è democratica, è un regno, ci sono Ré, cavalieri, vassalli e c'è il popolo. Non puoi prendere un contadino e
metterlo sul trono e nemmeno prendere un Ré e metterlo nei campi, tutti e due faranno male il lavoro e tutti si muore di fame.
Sì, lo so, per essere politicamente corretti occorre mettere gli asterischi. Fanculo la correttezza.
Ci sono tentativi di dare dignità a questo automatismo da programmazione ma come al solito l'assenza di una intelligenza umana ricca della cultura necessaria a quel progetto o a
quella lingua, si fa sentire. Perché lo scopo sarebbe automatizzare i lavoretti e prendere il controllo dei progetti premium con il budget interessante, allora
si che un Project Manager si fa avanti.
Anche se è per sommi capi, la trama del racconto è più o meno questa con eccezioni che come al solito confermano la regola.
Così è accaduto che il casting automatico, fatto da gente che non conosce la lingua che sta comprando, ha alimentato un naturale crollo qualitativo del prodotto offerto. In
particolare quando il gioco era disperatamente al risparmio e non perché non c'era il budget ma per guadagnare di più spendendo meno. Come criticarli? Tutti lo facciamo in tutti i settori.
Ma prima o poi si sarebbe pagato per questo, appena le condizioni fossero cambiate. Ok, goditi il momento e non pensare al futuro che ancora non esiste.
Probabilmente i portali potrebbero trasformarsi in aggregatori di Studi e Agenzie che rispondono alle aziende che necessitano di realizzare prodotti e poi coi
loro professionisti ci lavorano. Magari è un idea. Magari no. Però anche adesso vedo i miei stessi clienti in tutto il mondo partecipare ai casting proprio sui portali e poi me li ritrovo in
email a chiedere la disponibilità.
Io ho visto il casting sul portale (ci sono ma non partecipo), conosco il budget, sto al gioco e accetto di lavorare per il mio cliente senza passargli davanti.
Mi sembra più sano che rubargli il lavoro che gli compete.
Bodalgo dice ad esempio, "non andare a chiedere agli studi, gli speaker spesso possono fare lo stesso lavoro ad un prezzo minore".
L'ho sempre trovato strano come messaggio: in home studio qualcuno sa fare bellissime cose e ci sono speaker capaci e molto competenti, ma non è la regola, per lo più gli speaker a fatica
fanno i livelli.
E che sia strana come affermazione te lo dice anche l'atteggiamento di chi ha affollato i portali a caccia di palanche: per lo più tutti sentono di saper parlare. Non sentono di
saper suonare, di saper fare una ripresa aerea, di saper cantare o pilotare un jumbo ma, saper parlare sì.
Stranamente, lo Speaker, il narratore, è un mestiere che tutti pensano di poter fare.
Magari facendo un corso. Investendo 500€ con un professionista affermato che in pochi mesi cederà tutti i suoi segreti i quali saranno assorbiti velocemente dall'allievo che
potrà così offrirsi con acquisita maestria al mercato.
Ma il mercato si è saturato.
La grande disponibilità di risorse ha abbassato il costo delle stesse, la troppa offerta ha sempre questa conseguenza portando un prodotto da 10 a 1.
A questo si aggiunge la presenza di sistemi automatici accettabili per molti utenti del web per realizzare quello che in precedenza veniva pagato ai novizi del voiceover, anche pagato poco ma
finiva nelle tasche di persone.
Oggi quel lavoro, finisce nelle casse di grosse aziende che si accaparrano il mercato con robot e voci artificiali.
Quindi chiunque volesse farsi le ossa, dopo aver sperimentato che non è bastato il corso con il professionista per avere le ali e diventare uno speaker doppiatore pubblicitario, ecco che l'aspirante speaker non trova più il terreno su cui coltivare quello che ha appreso, magari guadagnando 20 dollari ogni tanto su prodotti di bassa manovalanza, il brusio degli speaker. Ah, accidenti... siamo scesi a 5$! Così, senza una base di partenza, senza uno zoccolo di prodotti che consenta di restare attivi anche con ricavi bassi ma non indecenti, molti decideranno di abbandonare il campo.
Non solo il mercato si è saturato, è anche stato martellato, affettato, sminuzzato e distrutto dalle politiche internazionali e dalla guerra, innanzitutto finanziaria e poi anche
bellica. Il cambiamento a cui stiamo assistendo coinvolge il sistema economico come lo abbiamo conosciuto ed avrà ripercussioni anche nei rapporti commerciali tra le nazioni.
Se prima era necessario globalizzare la comunicazione, ne godevano anche gli appassionati "voice talent" che assieme ai professionisti partecipavano dei progetti, con stranieri che non sanno nemmeno se in Italia si parla italiano o spagnolo. Ma se la comunicazione si chiude in ambiti più stretti, più locali, o semplicemente se necessita di essere professionali sul serio, anche aumentando di volume per una presunta rinascita economica nazionale, avrà comunque un flusso decisamente minore rispetto a quello globale appena terminato e sarà più esigente. Non gli basterà sentire un buon italiano parlato, vorrà una comunicazione che buchi, che passi oltre il muro dell'indifferenza, che superi i decibel del frastuono in cui siamo immersi. Quando dovrà ottenere fiducia, offrire soluzioni, essere seduttiva, la comunicazione vorrà materia in grado di ottenere risultati e senza troppo badare a spese, chi avrà valore lavorerà, gli altri in panchina.
Che la comunicazione fatta male e approssimativa realizzata con le immagini automatiche e le voci improvvisate non funzioni più si vede da tempo, ma oggi si vedono anche le aziende che proponevano speaker a capocchia, vendere il loro banco di contatti e demo ad altre società, magari indirizzate alle AI e ai TTS, la moda del momento, a virare verso la vendita di voci e sistemi di comunicazione sintetici, privi dell'interazione con umani presuntuosi che si fanno chiamare voice artist! Che pretese! Quando non addirittura darsi ad altri mestieri di booking: al posto del booking con le voci, alla prenotazione di belle stanze d'albergo in luoghi incantevoli.
Sì, mi ha incuriosito un CEO di un grosso server di voci che ha preso le redini di un servizio vacanziero e nello stesso periodo vedere altri portali annunciare la chiusura e la cessazione dei servizi.
Il P2P è diventato un business per i portali stessi che guadagnano dal numero di fornitori iscritti disposti a pagare per stare in vetrina e dalle percentuali sul business
generato anche a scapito della qualità del prodotto, un danno per il settore. In molti lo abbiamo denunciato ma non potevamo fare molto altro che stare a guardare.
Negli Stati Uniti probabilmente questa onda di marea ha una coda lunga ad esaurirsi, una inerzia dovuta a centinaia di migliaia di operatori ancora coinvolti dato il numero
di persone che parlano inglese. O forse il mercato e la mentalità sono molto differenti da qui. Oppure se ne fa un uso diverso, come si dice il mercato detta le regole.
Nelle lingue minori però il crollo è repentino. Se sei costretto a vivere di centinaia di micro incarichi sottopagati lasciando pure una percentuale all'aguzzino che te
li procura e non trovi sbocchi per farne un mestiere, c'è qualcosa che non va: il mercato oppure le tue scelte o la sfiga che ci vede benissimo e ci sente ancora
meglio.
Forse è solo arrivato il momento di confessarlo: ne resteranno pochi e saranno i migliori o i più fortunati: i migliori autori di servizi specializzati (nuovi tipi di vetrine e portali), capaci
di cambiare l'offerta, assieme ai migliori artisti della voce e a quelli più fortunati o che hanno saputo baciare le chiappe giuste per stare anche dove non meritano. Il lavoro a basso costo
passa in mano ai robot.
In sostanza, dopo un periodo di lassismo totale, entro cui comunque molti hanno potuto crescere e diventare professionisti, si rischia di passare all'opposto, chiusura e difficoltà di
accesso al mestiere; non ci sono scuole vere e proprie, non ci sono titoli accademici, non c'è una filiera riconosciuta, sembra sempre un mestiere vago e immateriale nonostante
il suono di queste voci inondi continuamente l'etere in ogni dove di questa parte di mondo connesso e tecnologico. No, non parlo del doppiaggio, legato all'industria cine televisiva, parlo
dello speakeraggio.
Molti di noi non hanno smesso di lavorare, se non perdendo parte del mercato straniero di cui sopra, anzi, abbiamo continuato a ricevere commesse dai clienti più strutturati. Molti appassionati
senza la passione per questo mestiere hanno lasciato perdere e ai casting rimasti rispondono meno persone. Oppure restano in attesa e ci provano ma vanno a riempire le schiere di quelli che
combattono con le voci artificiali, accettabili se poco costosi.
Sono tempi difficili dove è facile sembrare saggi: nel buio più nero un fiammifero illumina come un faro. Ma basta un soffio di vento per spegnerlo e comunque dura poco se non
si propaga.
Il santone di TickTock mi fa un baffo a mé!
Sono solo ipotesi fermentate dalla domanda: il voiceover selvaggio globalizzato è morto? Viva il voiceover! Viva lo speaker!
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